Giulio Cesare è stato uno dei personaggi chiave della storia di Roma. Fu probabilmente il massimo genio militare della storia Romana, ma anche un abile e spregiudicato politico, che alla fine di una carriera sia pubblica che militare, trasformò o avviò la trasformazione della “res publica” in una dittatura di tipo monarchico.
Questa operazione fu portata a termine da Ottaviano, suo figlio adottivo, che completò la metamorfosi politica dando il via all’impero e limitando il potere del senato in funzione rappresentativa o di ratifica.
(In realtà in alcuni casi e grazie a personalità influenti che ne facevano parte, questo antico organismo dello stato riusci a far valere la propria parola influenzando in modo più o meno importante, la vita dell’impero).
La Moneta di cui parliamo oggi è un monumento economico: il denario Romano, una specie di Dollaro dell’epoca quanto a autorevolezza e popolarità.
Il Denario fu introdotto probabilmente nel sistema monetario romano nel 211 a.c. , durante la seconda guerra Punica.
Infatti appartengono a quell’epoca i primi Denari di cui si ha traccia, ritrovati quasi in stato di fior di Conio nella zona di Morgantina, in provincia di Enna, da una missione Archeologica statunitense.
Il Denario resterà alla base della monetazione Romana fino alla metà del III secolo D.C. mantenendo per quasi 500 anni il primato di moneta più diffusa nel bacino del mediterraneo.
Fu sostituita come moneta d’argento dall’antoniniano. Ma anche dopo la sua abolizione, rimase come unità di conto a lungo.
Noi stessi usiamo il termine “Denaro” per indicare la moneta circolante.
La lettera D come abbreviazione di Denier fu utilizzata nella monetazione di Carlo Magno e anche per il Penny britannico, che utilizza per il rovescio anche un iconografia della Dea Giustizia ripresa dalla monetazione Romana.
Gli imperatori Ottone e gli Enriciani utilizzarono la parola denario per coniare una monetina in argento molto diffusa in europa alla fine del primo millennio e nei secoli successivi, monete del genere furono emesse anche da piccoli stati come Siena ed altri.
Attualmente il nome Dinar sopravvive nelle emissioni monetarie di alcuni paesi islamici.
Per tornare a Cesare:
Caio Giulio Cesare fu nominato Console per 4 volte:
nel 48 A.C. in associazione a Publio Servillo Vatia Isaurico, quest’ultimo (o un suo familiare omonimo) mantenne la carica insieme a Quinto Fufio Caleno nel 47 Avanti Cristo.
Mentre Cesare Fu di Nuovo Nominato Al Consolato nel 46 insieme a Marco Emilio Lepido.
Nel 45 ebbe la stessa carica da solo e l’anno successivo fu proclamato Dittatore a vita.
Di fatto da quel momento si comportò da imperatore e cominciò a smantellare le istituzioni Repubblicane o a ridimensionarne il potere.
Per questa sua volontà di tornare ad un regime assolutista di tipo monarchico, il 15 marzo del 44 a.C. (le Idi di marzo), Fu assassinato da un gruppo di circa venti senatori che si ritenevano i salvatori della libertà e delle istituzioni tradizionali repubblicane .
In realtà i cospiratori erano molti di più, si pensa tra i 60 e gli 80, senatori guidati da Gaio Cassio, Marco e Decimo Bruto.
Tra loro oltre ai repubblicani vi erano i sostenitori del partito di Pompeo, e amici di Cesare stesso, spinti alla congiura per motivi personali: rancore, invidia o per non essere stati associati in alcun modo al successo del dittatore con cariche o ricompense.
Ma perchè tanto odio nei confronti di un uomo che aveva dato lustro alla repubblica, consolidato e allargato i suoi confini e portato denaro e schiavi da monetizzare, alle casse dello stato?
Molto semplice: la sua ambizione.
Cesare voleva il potere assoluto, lo aveva ottenuto facendosi eleggere senatore a vita, ma non bastava.
Le sue manovre tendevano a rendere difficile un ritorno allo schema di potere repubblicano tradizionale senatocentrico.
In effetti ogni carica era concessa dai senatori e aveva durata limitata nel tempo.
Cesare stava costruendo una nuova forma di governo in cui il Senato era di tipo rappresentativo e ratificava le decisioni del dittatore.
Contestualmente per legittimare questa deriva monarchica Cesare diffondeva le notizie sulla vetustà della propria famiglia facendone risalire le origini addirittura ad Enea.
Enea, l’ Eroe Troiano che aveva portato sulle spalle il suo vecchio padre Anchise…
Su Questo nostro Denario, Cesare decise di far immortalare quell’episodio, Lo fece probabilmente quando si trovava in Egitto ed era amante di Cleopatra, fatto sta che questa moneta fu coniata ed ebbe diffusione soprattutto in Nord Africa e solo in seguito a Roma e in Italia.
Ma torniamo al mito propagandistico… Enea, Figlio di Anchise, Pastore avvenente sedotto da Afrodite che gli dette il suo primogenito, Enea appunto.
In questo modo Giulio Cesare divinizzava la sua Gens, elevandola ad un livello superiore alle altre famiglie Patrizie e giustificando così il proprio destino di fondatore dell’impero.
La gens Julia era in effetti una delle più antiche famiglie patrizie romane, di origini albane, secondo la tradizione aveva origini da Troia, vantando la sua discendenza da Iulo figlio di Enea , (esattamente quello, il figlio di Venere e Anchise) e fondatore della città di Alba Longa sui Colli Albani (Castel Gandolfo).
La codifica delle leggende sulle origini divine della Gens Julia, fu compiuta all’epoca di Ottaviano, quando o su sua commissione o per letteraria convenienza nei confronti del primo Augusto, tramite Mecenate amico del poeta e Ministro di Augusto, Virgilio compose l’Eneide ( Tra il 29 e il 19 a.c.).
Pare che la prima stesura fosse in prosa, e poi successivamente riscritta in Versi, poichè Publio Virgilio Marone aveva l’ambizione di voler essere ricordato come “L’Omero dei Romani”.
Il potere ha sempre avuto bisogno di legittimazione divina o popolare.
Nel primo caso occorre una letteratura sacra o un mito condiviso e popolare che crei l’ aura soprannaturale necessaria a far si che un uomo, possa essere considerato superiore ad altri per nascita o unzione divina.
Ecco che questo Denario, assolveva proprio a questa funzione propagandistica che supportava l’ ambizione imperiale di Cesare e che portò la sua Gens, Julia, ad esprimere il primo vero imperatore: Augusto.
Fabio Cappellini 2021
Nelle Foto:
Denario di Gaio Giulio Cesare
al diritto: Testa di Venere
al Rovescio: Enea porta sulle spalle il padre Anchise mentre fugge da Troia , legenda “Caesar”
Catalogazioni: Rrc458/1, CRI 55, BMCRR East 31, Rsc12, Sears 1402
Coniata in Nord Africa tra il 47 e il 46 Avanti Cristo.
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