Intervista ad Erri De Luca

Il viaggio “lento”. 2013

Durante le tre giornate dei dialoghi sull’uomo, si sono svolte lezioni e conferenze scientifiche:

antropologia, statistica, economia, storia e anche sul viaggio che il cibo fa, prima di arrivare sulle

nostre tavole.

Erri De Luca nel suo intervento ha metaforizzato “ il viaggio a sei km orari”, l’andatura umana, in

un cammino di consapevolezza dei propri diritti di essere umano prima, di cittadino o ospite di un

paese poi.

Un paese, nel nostro caso, che di fatto applica le proprie leggi solo per fare cassa, per perpetuare il

proprio apparato piramidale.

Uno stato che assorbe risorse e non produce più servizi per cui i cittadini hanno pagato, lavorato e

lottato.

Difficile etichettare politicamente un intervento del genere, visto che a mio parere si è trattato

semplicemente di una spiegazione razionale fatta da un uomo dotato di una straordinaria capacità di

sintesi e di strumenti linguistici eccezionali, su quello che gli Italiani avvertono ma non sanno

spiegarsi, divisi come sono in mille sfumature ideologiche, in mille particolarismi economici e

culturali.

Una volta, fin dalle scuole elementari, in Italia si insegnava una materia che si chiamava

“Educazione Civica”.

Ecco, Erri De Luca, ha fatto Educazione civica, ed educare a diritti e doveri i cittadini può, in questi

anni, essere quasi ritenuto sovversivo dell’ordine.

In effetti è invece quel genere di educazione che sovvertirebbe il disordine di cui questo paese è

schiavo.

Poco prima della sua lezione ho avuto con De Luca questo colloquio, che riporto integralmente.

Mio padre non ha raccontato quasi niente, di quel tempo dannato della sua vita, ha solamente riportato una certa intimità, confidenza e gratitudine verso le montagne, e quello mi è arrivato, sono stato raggiunto da questa passione.

Il camoscio nel “Il peso della farfalla”… Eh si, poi dopo sono diventato scalatore, ho bazzicato alpinisti e bracconieri. Perché appunto ho l’età, sono coetaneo degli ultimi di questa antica stirpe di procacciatori di cibo. Il bracconiere è la figura nobile del cacciatore. Il cacciatore con la licenza invece è solo un tiratore scelto, che si esercita al bersaglio sull’animale selvatico.

Le culture spesso rifiutano questi nuovi flussi, ma le economie li assorbono. Semplicemente perché

queste migrazioni non dipendono dalla cultura ma dal mercato del lavoro, quindi dove esiste la

possibilità che il mercato del lavoro assorba mano d’opera, richiedendola , questi viaggi

avvengono.

In questo momento da noi ce ne sono di meno, di questi viaggi.

Anzi, dalle mie parti (Campania, n.d.a.), sento di persone che stanno rifluendo verso i loro luoghi di

origine. Comunque che le culture si adeguino o no, i viaggi sono indipendenti da questo, poi le

culture arrivano a farsene una ragione.

D’altra parte, noi siamo in una posizione geografica che ha ricevuto la storia attraverso la geografia.

Attraverso il continuo travaso di popoli: Migrazioni , invasioni, fughe.

Noi siamo un concentrato da sempre di sbarchi.

Sei kilometri all’ora è la velocità dell’andatura umana, magari abbastanza sostenuta, è quindi

l’andatura del nostro viaggio sul piano.

In salita di kilometri ne facciamo un po’ meno, in discesa come si dice, vanno avanti pure i sassi.

Personalmente ho conosciuto la differenza abissale che c’è tra un viaggio compiuto a venti

kilometri orari e uno compiuto a quaranta. Sono due tipi di strade completamente diverse, nel primo

caso sei su una strada sfondata da buche, colpi di cannone, squarci.

Diventi un prestigiatore del volante, anche perché stai portando un carico e devi usare ogni cautela

perché questo arrivi integro.

Ho fatto il guidatore di convogli di aiuti e quindi ho conosciuto, anche in Albania, dove sono

transitato durante la guerra del kossovo per i miei amici cattolici che spedivano aiuti, le difficoltà di

questi viaggi da venti kilometri all’ora.

Invece su di una pista battuta da quaranta kilometri all’ora è molto più rilassante, devi stare molto

meno attento, usi meno sterzo, fai molta meno fatica.

I viaggi che ho fatto con i camion li ho fatti tutti nella Bosnia tra il 1993 e il 1997.

Il primo di questi viaggi, appunto. Si è sgomenti, sguarniti di avvisi o di preparazione, è avventura.

Succede così anche al primo giorno di carcere, ecco, uguale… poi gli altri si ammucchiano l’uno

sull’altro e si finisce per non farci più caso.

Come molti di quelli che ci sono passati, brevemente.

La prima volta, il primo giorno, ha un bell’impatto, poi tutto assume il connotato della normalità.

Io non ho un impegno politico, io sono uno che ogni tanto si prende degli impegni. Perché le cose ti

finiscono sotto il naso, ti scuotono i sensi, e allora non si può, o almeno io non posso fare finta di

niente, o passarci sopra. Quindi certi impegni che prendo sono per cose che mi costringono alla

presenza.

Siamo sempre gli stessi Italiani ma ci troviamo in un periodo febbrile e di trasformazioni e quindi è

un periodo fertile questo, specialmente ai piani bassi, quelli della gente.

Perché ai piani alti non è tanto importante quello che combinano, verranno al seguito, seguiranno…

Diceva Napoleone: “ Vanno avanti gli eserciti, e l’intendenza seguirà”.

La gente è “disturbata” da questo impoverimento, non c’è abituata, questo potrà essere utile al

cambiamento.

Erri De Luca e Fabio Cappellini


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